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Questa è la nostra storia

Mi chiamo Andrea e mia madre prosegue la sua vita con la sindrome della veglia arelazionale.

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Vorrei spiegarvi perché ho deciso di creare questo sito (a sinistra scrivo io).

Dopo aver vissuto per quasi quattro anni la nostra tragedia famigliare, sentivo la necessità di mettere a disposizione di altri la nostra esperienza e le informazione che ho acquisito col tempo, di mettere nero su bianco la nostra storia, le emozioni, le sofferenze e anche le gioie vissute. Ebbene sì, perché ci sono comunque anche momenti belli o comunque sereni.

E quale modo migliore se non cimentarmi nella pubblicazione del mio primo sito.

Sono "Piccola Perla", questo di destra è il mio spazio.

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La mia storia ebbe inizio nel luglio 2013. Fino ad allora conducevo una vita serena in una provincia del Nord Est Italia. E serena era la nostra famiglia.

Percorrevo lunghi tragitti in bicicletta, anche se a volte con l'assistenza elettrica, nelle splendide piste ciclabili della nostra regione. Con mio marito, il mio secondo figlio e la sua compagna Mi dedicavo alla famiglia, alla casa, al giardino e al mio orto.

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Un giorno il medico mi diagnosticò una fibrillazione atriale. Per evitare il pericolo di un possibile ictus fui ricoverata per 5 giorni nell'ospedale della mia città, dove i medici decisero di iniziare la terapia con un anticoagulante.

Il giorno che mi dimisero avevo mal di testa, la notte successiva un aneurisma mi riportò in ospedale. Ed iniziò il nostro calvario.   

Quando nel momento di emergenza siete costretti a confrontarvi, senza esperienza al riguardo, con un grave pericolo per la salute e la vita di un vostro caro, cosa potete fare? Vi affidate ai medici del vostro ospedale.

 

Quando si è emotivamente provati, i medici che avete di fronte e nelle cui mani è la vostra persona cara, magari appesa al filo della vita nel reparto di rianimazione intensiva, vi assicuro conquistano automaticamente la vostra fiducia. In fondo voi avete bisogno di una speranza, e loro sono la vostra sola e unica speranza.

 

Col tempo forse potreste iniziare ad avere dubbi, iniziare a pensare che forse altri ospedali più grandi o centri maggiormente specializzati avrebbero potuto avere maggiori competenze. 

Fu così per me. Ne parlai con mio fratello che mi esternò la sua piena fiducia nei confronti dei neurochirurghi del nostro ospedale. Misi da parte i miei dubbi e di questi dubbi non se ne fece più nulla. Forse anche con l'animo sollevato, perché se entrambi avessimo avuto dubbi non avrei saputo cosa fare.

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Mamma, in un anno intero trascorso in ospedale, fu sottoposta a 22 interventi.

E tra l'uno e l'altro, in attesa di una sua stabilizzazione, emotivamente non riuscivo a comprendere, nella mia ignoranza medica e inesperienza al riguardo, a chi altro avrei potuto rivolgermi e con quali modalità per un consulto alternativo. Ricordo che solo per avere una copia parziale della cartella clinica dovetti aspettare circa un mese. Un'eternità in certi momenti!

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